Terza Elementare - 1980/1981 |
...la scuola deve avere “un senso” per gli attori che la vivono e la praticano,
ovvero occorre capire perché lo si fa, per chi, e ciò si manifesta principalmente nella comprensione reciproca, nella relazione. Certo la società sembra andare in direzione opposta, c’è tanta confusione; ma il “senso” di cui parlo sta nella mente degli attori della scuola e si concretizza nei gesti, nelle parole, nei discorsi quotidiani. Capire che cosa c’è nella mente dell’allievo, rendersi conto delle sue conoscenze, tenere conto delle sue istanze e delle sue motivazioni culturali: questo mi pare centrale oggi. |
Clotilde Pontecorvo - A scuola si può sbagliare |
I punti cardine del metodo che individuò furono sostanzialmente due
- Discussione (si discute tutto e non si dà nulla per scontato);
- Cooperazione (ci si aiuta l'uno con l'altro, perché il fine ultimo è la conoscenza comune).
Perché questo metodo fosse praticabile c'era bisogno che lo spazio comune, cioé l'aula, avesse una struttura il meno rigida possibile. Così, se in prima e seconda si era privilegiato uno spazio aula molto aperto, in cui i bambini erano liberi di muoversi senza troppi vincoli, anche ora che gli alunni erano diventati più grandi si tentò di mantenere una certa fluidità spaziale.
In tal modo si liberò spazio che permise agli alunni sia di muoversi a piacimento sia di utilizzare le porzioni d'aula liberate dagli arredi per sedersi in cerchio a discutere insieme o per sdraiarsi a disegnare e dipingere grandi cartelloni murali.
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Foto della maestra Maria |
Questi alcuni dei materiali prodotti in quell'anno.
Il tempo (discussione collettiva)
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